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Comunità ebraica di Milano

La documentazione testimonia la vita della comunità, coprendone tutti gli aspetti anche se in modo incompleto, sin dalla sua ricostituzione subito dopo la fine della guerra e la successiva amministrazione con la raccolta dei verbali delle sedute di giunta e consiglio con i relativi ordini del giorno, avvisi e circolari, preventivi e consuntivi di bilancio, vertenze, amministrazione del personale dipendente e non, corrispondenza di carattere generale. Le carte oltre a certificare la vita amministrativa ed economica della comunità ne racconta la vita religiosa con i fascicoli relativi alla costruzione e ricostituzione del tempio, il culto con "Kasheruth", "Bagno rituale" e "Oggetti rituali e d'arredo", l'attività di assistenza e beneficenza nonché l'attività, nell'immediato dopoguerra, di ricerca dei deportati, delle persone scomparse e di assistenza ai reduci o profughi di guerra. Si segnala la presenza di registri anagrafici ottocenteschi, anche se la serie è incompleta e lacunosa. La Comunità di Milano, nata come sezione di Mantova, si sviluppa intorno alla metà dell'800 in seguito al trasferimento di numerosi ebrei mantovani in fuga dalle violente manifestazioni antisemite del 1842. A Milano, mancando una vera e propria organizzazione comunitaria ufficiale, i rapporti con la comunità-madre sono regolati dal codice civile austriaco in base al quale le comunità più piccole devono fare riferimento a quelle più grandi. Solo nel 1855 nasce il Consorzio israelitico, prima struttura ebraica milanese, che nel 1866 si stacca da Mantova; il consorzio non assume le caratteristiche giuridiche dettate dalla legge Rattazzi ma ribadisce la sua natura di associazione volontaristica con il solo impegno per gli iscritti di pagare i contributi per il suo mantenimento. Grazie al repentino svilupo economico, industriale e commerciale di Milano la comunità cresce rapidamente: se nel 1890 conta 2.000 iscritti, negli anni '30 arriva a contare 8.000 ebrei provenienti dal Piemonte, dalle Marche, dalla Toscana e dal Veneto ma anche dalla Germania e dall'Europa centro-orientale. Nell'ottobre del 1930 il Consiglio dei ministri approva il Regio decreto 1731 la nuova legge sulle comunità israelitiche e sull'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. Pochi giorni dopo l'approvazione del decreto, Federico Jarach viene eletto primo presidente della Comunità israelitica di Milano. Nel 1938 alla vigilia delle leggi antiebraiche, la Comunità di Milano conta poco meno di 5000 iscritti su una popolazione ebraica complessiva di circa 8000 persone. Alla fine della seconda guerra mondiale la Comunità di Milano diventa un punto di passaggio di numerosissimi profughi e sopravvissuti ai lager nazisti, collabora con organizzazioni di soccorso, quali la Joint, l'ADEI-WIZO, l'ORT, e l'UNRRA servendosi del palazzo di via Unione n. 5 come principale centro di accoglienza, ricerche e smistamento degli ebrei reduci dai campi di concentramento. Negli anni '50 la comunità accoglie gruppi di ebrei provenienti da Egitto, Siria, Libia, Libano, Iraq e Iran che si stabiliscono a Milano perchè in fuga dalle guerre arabo-israeliane dando vita ad un processo d'integrazione che ha cambiato il volto originario della comunità milanese. Oggi comprende le circoscrizioni di Como, Pavia, Sondrio, Varese.

Collectie
  • EHRI
Type
  • Archief
Rechten
Identificatienummer van European Holocaust Research Infrastructure
  • it-002845-st0032
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